Insediato il 16/03 a Palermo “Tavolo tecnico istituzionale permanente sulla formazione in Sicilia”

Insediato sabato 16/03/2013 a Palermo “Tavolo tecnico istituzionale permanente sulla formazione in Sicilia” – Flc e Cgil intendono partecipare al processo ma esprimono critiche sul metodo e sui tempi

Il “Tavolo tecnico istituzionale permanente sulla formazione in Sicilia”, istituito per decreto “allo scopo di garantire la massima diffusione e concertazione non vincolante sulle decisioni nel settore … sino all’attivazione di un processo di riforma del quadro normativo in materia” e presieduto dall’Assessore alla Istruzione e Formazione Nelli Scilabra, si è insediato a Palermo.

La riunione per l’insediamento si è tenuta, significativamente sotto il profilo mediatico, nell’aula magna dell’Istituto Comprensivo Falcone di Palermo, la scuola di frontiera fatta più volte segno di atti vandalici ed intimidatori, allo ZEN, quartiere simbolo del degrado della nostra società siciliana, ma anche del tentativo di riscatto, del presidio di legalità e di democrazia nella nostra regione attraverso il valore della istruzione e della formazione.

Nella affollata riunione alla quale erano convocate le delegazioni degli oltre trentasette soggetti, identificati come “partenariato socio economico”, istituzionali e non, espressione delle parti sociali, del mondo della formazione, della società siciliana e dell’architettura istituzionale del paese, di gruppi spontanei di lavoratori del settore, di ex dipendenti di enti falliti, di licenziati a seguito di procedure di mobilità, considerati, a torto o a ragione, stakeholders in materia di formazione professionale, l’Assessore Scilabra ha enunciato le linee guida per il processo di riforma che il Governo regionale intende attuare.

L’Assessore ha premesso che intende valorizzare la formazione professionale, sistema che in Sicilia “è caratterizzato da elevate debolezze e forti elementi di criticità”, e in cui non esiste una visione d’insieme, avviando un processo che riduca i costi ed ottimizzi la spesa pubblica, partendo dalla attuale legge regionale (la Lr. 24/76) e dalla semplificazione amministrativa per fornire una formazione di qualità, collegata con  il mondo delle imprese e con le università, rispondente alle esigenze del tessuto produttivo del territorio, che possa dare una speranza ai giovani siciliani di cui si sente rappresentante (almeno per il fattore generazionale).

Intende utilizzare il metodo del confronto recentemente inaugurato anche per il tavolo sulla scuola siciliana avviato nei giorni scorsi, che si sostanzia dell’ascolto di tutti i portatori d’interesse e del partenariato socioeconomico, per riempire quelli che ha definito “contenitori vuoti” arrivando così a proposte concrete e condivise.

Le proposte dovranno essere avanzate in sottocommissioni tematiche, di cui almeno quattro sono state determinate, la prima sulla identificazione dei fabbisogni formativi con le parti sociali, la seconda sulla semplificazione delle procedure amministrative in particolare per la erogazione dei finanziamenti alla quale si aspetta un forte contributo da parte delle associazioni dei datori di lavoro del settore, la terza sulla formazione per l’obbligo d’istruzione e formazione,la quarta sulle garanzie normative per i lavoratori, ma, ha dichiarato l’assessore, sarà possibile prevederne altre se se ne riscontrasse la necessità.

Ha concluso affermando che avrebbe voluto sedere in fondo alla sala  – insieme ai lavoratori presenti (ndr un gruppo di lavoratori licenziati) – strappando gli applausi.

Si è avviato un serrato dibattito, nel quale sono intervenuti oltre 25 soggetti, costantemente oscillando tra i toni istituzionali e quelli più accesi. Al termine del dibattito l’assessore ha preannunziato la convocazione – nella prossima settimana, della prima delle sottocommissioni.

Nel dibattito si sono subito delineate quelle che sono le posizioni principali – la protesta del mondo imprenditoriale per la spesa elevatissima se confrontata con gli esiti formativi ed occupazionali e con la scarsa qualità della formazione erogata, quella dei lavoratori e dei loro rappresentanti organizzati e non per la costante insicurezza e l’assenza di prospettive che diventa ogni giorno più drammatica, la disponibilità “istituzionale” e l’urgenza di discutere della riforma sia da parte dei rappresentanti del mondo accademico sia di quelli dell’Istruzione pubblica, sia delle organizzazioni sindacali confederali, attente alle ricadute sul mondo del lavoro e dell’occupazione, ma anche al contenimento della spesa pubblica.

La Cgil ha sostenuto che sarà necessario riformare il sistema guardando alla realtà della carenza di risorse del bilancio della regione ed alla necessità di intercettare le risorse europee, che per il prossimo settennio saranno accessibili se verranno rispettate le condizionalità poste dall’Unione. Inoltre, in una società che si struttura sempre di più come società della conoscenza, nella quale sempre di più nel lavoro e nei processi produttivi, ma anche nella vita di tutti i giorni sono necessari sempre più alti livelli di conoscenza, per rispondere ad un modello sociale democratico e partecipativo ed alle esigenze di un mercato del lavoro sempre più fluido ed in rapida evoluzione è necessario innalzare i livelli d’istruzione e di formazione dei cittadini.

Questo se non si vuole essere condannati ad un declino irreversibile. Per questo la Cgil, Confederazione Generale Italiana del Lavoro, il sindacato che da oltre cento anni rappresenta le istanze del lavoro e dei diritti dei lavoratori in un’ottica generalista e confederale, vuole partecipare al processo avviato, anche criticamente, e invierà all’Assessore Scilabra proposte ed analisi a partire dalla propria piattaforma per il settore, per il quale da oltre un decennio la Cgil denuncia storture e opacità, rivendicando trasparenza regole e responsabilità.

La Cgil ha ricordato come il processo avviato debba essere ragionevolmente contenuto nel tempo, ma sicuramente non potrà essere compresso se si vogliono raccogliere le sollecitazioni e le istanze delle imprese, che possono generare lavoro e occupazione che debbono però essere messe in sinergia con quelle che vengono dall’università,dalla ricerca, dall’istruzione pubblica, perché il sistema formativo non può più essere auto referenziale.

Sul metodo proposto dall’assessore, la Flc ritiene che se si vuole raggiungere risultati concreti sarà necessario darsi tempi e modalità di confronto severe, e che il solo “ascolto attento” delle istanze di ogni cittadino fa parte della pratica della democrazia partecipata, ma che le forme istituzionali attuali e l’urgenza dei problemi da risolvere, impongono la necessaria assunzione di responsabilità da parte di ciascuno, a partire dal Governo che ha l’onere della proposta.

D’altronde, in merito alla riforma del sistema della formazione professionale che ha continuato a drenare risorse ingenti necessarie alla economia siciliana, se si contano anche gli anni precedenti alla riforma della architettura istituzionale della Regione, che ha diversamente articolato le precedenti competenze dell’assessorato del lavoro attribuendone una parte a quello di nuova istituzione della Istruzione e Formazione – Scilabra è la decima persona ad avere la delega per la formazione professionale solo dal 2000 ad oggi, anni che hanno visto l’avvicendarsi di dieci assessori al ramo, quattro presidenti della regione nell’arco di  cinque legislature. Ciascuno di loro, e prima di loro almeno altrettanti nell’ultimo decennio del ‘900, hanno sempre annunziato la riforma del settore della formazione professionale tra i propri impegni programmatici e irrinunciabili, per il contenimento della spesa pubblica e per il miglioramento del servizio, o in via legislativa o in via amministrativa. A onor del vero, di tante dichiarazioni programmatiche solo una fu accompagnata dalla redazione di un disegno di legge governativo, che tuttavia non arrivò nemmeno ad essere incardinato nei lavori d’aula.

Per questo la Cgil chiede che alle dichiarazioni seguano gli impegni, e che gli impegni trovino concreta attuazione, perché gli eventi mediatici e le affollate assemblee che concedono applausi a chi dice le cose più popolari – anche le più “giuste” – senza curarsi della loro reale praticabilità né dei tempi di attuazione, rischia di condannare chi le promuove, e chi dalle sue decisioni dipende, allo sfinimento ed alla disaffezione.

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