E’ importante conoscere i contenuti della riforma costituzionale, perché conoscerli indurrà anche gli “indifferenti” a partecipare al voto.
Contrariamente a quanto affermano i suoi sostenitori quella riforma mina alle radici il nostro sistema democratico, non solo per la cosiddetta devolution ma anche per l’eccesso di potere attribuito al “premier”, che diventerebbe arbitro assoluto dell’intera legislatura.
Vediamo alcune delle ragioni del NO.
1. Su 139 articoli, la riforma ne modifica 53. La Costituzione prevede la possibilità di essere cambiata, ma i costituenti avevano previsto cambiamenti di singoli punti, non di parti consistenti di essa. Così al referendum bisogna accettare o respingere un intero disegno costituzionale. E’ un metodo assurdo, che si trasforma nei fatti in un plebiscito sulla legge fondamentale.
2. Questa legge contrasta con i principi del costituzionalismo moderno e con l’articolo 16 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo, laddove si sancisce il principio della separazione dei poteri. Al contrario, essa li concentra nelle mani di una sola persona, il primo ministro, con un enorme potere di ricatto nei confronti del Parlamento, che deve “conformarsi” (così si dice nella modifica) alla richiesta di fiducia del primo ministro su un testo di legge. Anche il potere di emendamento è umiliato.
3. La prevista “sfiducia costruttiva” è un bluff: hanno diritto a votare la sfiducia solo i deputati della maggioranza che fa riferimento al presidente del consiglio in carica. Ma per sfiduciare non basta la metà più uno di quelli che votano, ma la metà più uno di tutti i componenti della Camera, quindi anche quelli che non votano. Una fattispecie impossibile da verificarsi.
4. Il Presidente della Repubblica non è più il garante della Costituzione perché non ha poteri né prerogative. Noi saremo liberi solo nel giorno in cui andiamo a votare, per dare una delega in bianco al vincitore che, con la scusa di realizzare la volontà popolare, è blindato per 5 anni, qualunque cosa faccia. Con più potere dello stesso Presidente degli Stati Uniti.
5. La prima e la seconda parte della nostra Costituzione sono strettamente correlate e questa riforma mette a rischio tutto il sistema dei diritti, compresi quelli sindacali e di sciopero, garantito nella prima parte.
6. Con la devolution, alle Regioni viene attribuita la competenza esclusiva su scuola, sanità e polizia locale. “La salute è interesse della collettività” recita l’art. 32 della Costituzione, non è "solo" un diritto quindi, ma ha rilevanza collettiva, pubblica e non può essere spezzettato in 20 sistemi regionali, perché così si sanciscono le differenze tra regioni ricche e regioni povere.
7. Per la scuola si pone un serio problema di differenziazione dei sistemi che pregiudica gravemente la tenuta nazionale del sistema d’istruzione del nostro Paese. E’ a rischio l’educazione a valori condivisi, e quindi il mantenimento dell’attuale assetto del Paese, nonché l’idea di una formazione culturale unitaria, in cui tutti si riconoscono. La stessa spendibilità dei titoli di studio rilasciati da sistemi regionali differenti potrà avere pesanti ricadute sia sulla mobilità delle persone che sul mercato del lavoro e sul diritto al lavoro, così come sono a rischio i diritti del lavoratore, tutelati meglio sindacalmente sul piano nazionale che non sul solo livello regionale.
Inoltre, per via della farraginosità delle norme sull’istruzione e della molteplicità delle fonti normative (l’istruzione diventerebbe materia sia di competenza legislativa esclusiva dello stato, sia di competenza concorrente stato regioni, che di competenza esclusiva delle regioni) è facile prevedere una continua conflittualità tra istituzioni, ognuna che rivendica la sua competenza, con un’invasione di ricorsi alla Corte Costituzionale. In tal modo si rischia di produrre una vera e propria paralisi per un’istituzione, la scuola, che ha invece bisogno di tempi distesi e di serenità, per realizzare il delicato compito che la Costituzione, nella sua prima parte, le affida.
Insomma le garanzie dovrebbero essere rafforzate e invece sono indebolite.
Grande rilievo assume, quindi, il ruolo della scuola e dell’Università nell’informazione su ciò che è in gioco con il referendum: bisogna conoscere la Costituzione ed i suoi valori, per difenderli e rilanciarli, sapendo che non si tratta di una legge qualunque, ma della carta fondamentale che detta le regole su cui è costruita la nostra democrazia. Occorre garantire un’educazione alla cittadinanza, senza la quale si finisce per essere educati alla sudditanza.
Per approfondire le ragioni del NO.